1/31/07

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1/30/07

zero



" La furbizia è un sottoprodotto dell'intelligenza "

( Paolotti, un giorno )

Nel post precedente, partendo dal 77, si è finito a parlare del funzionamento della società attuale, di ricambio della classe dirigente e di partecipazione della gente alla vita pubblica. Bene. Tutti nobili propositi.

Poi ieri sera guardavo la trasmissione " Le Iene " ( che ritengo un buon programma proprio in virtù di certi servizi ), qualcuno di voi l'avrà vista sicuramente, e c'era un servizio dove, per farla breve, qualcuno fingeva di aver ritrovato un portafoglio con dentro soldi e documenti e lo consegnava all'ufficio oggetti scomparsi della stazione di Milano. Dopodichè, dopo circa mezz'ora, un altro complice si presentava al medesimo ufficio reclamando, in quanto proprietario, il portafoglio ritrovato e restituito un ora prima. L' " esperimento " è stato ripetuto quattro volte, tre volte su quattro gli impiegati dell'ufficio hanno negato che il portafoglio in questione fosse stato consegnato, e hanno provveduto di conseguenza a far sparire tutti i soldi contenuti nei tre portafogli. Questo è un esempio, ne faccio un altro: qualcuno ricorderà quei servizi che facevano un tempo dove una persona chiamava l'idraulico o l'elettricista in casa per un danno inesistente e lasciava la telecamera nascosta per osservare il comportamento dell'operaio al cospetto del finto guasto, nove volte su dieci l'operaio in questione provvedeva lui stesso a procurare il guasto, e dopo averlo " a fatica " riparato si faceva pagare una cifra assurda, oppure, nella migliore delle ipotesi, faceva affidamento sullla quasi certa ignoranza del cliente riguardo a tubi di scarico o prese elettriche per infinocchiarlo nel più subdolo dei modi.

Ora, ovviamente non stavamo aspettando i servizi delle Iene per sapere che l'Italia è un popolo di furbi, però, secondo me, questi servizi valgono quanto numerosi trattati di sociologia e di psicologia umana, e spiegano, meglio di tanti bei discorsi, dove va a finire la tanto auspicata " solidarietà tra simili " di cui si parla.

E la cosa è tanto più becera se si pensa che i disonesti in questione non sono membri dell'alta società, quella famosa razza padrona che non ci stupirebbe neanche un po veder rubare ( secondo un antico pregiudizio ), ma persone comuni, operai, gente come tutti.

Per questo che, alla fine, che cazzo serve pensare in grande, immaginare un cambiamento, attivarsi per favorirlo, innamorarsi della lotta, se a confronto anche Don Chisciotte aveva molte più probabilità di vincere contro i mulini a vento....hai voglia a voler cambiare il mondo, si fa molto prima a crearne un altro.

1/24/07

77


















Cade quest'anno il trentennale del 77, anno cardine della storia italiana. Si stanno tenendo svariate celebrazioni, attraverso alcuni libri e pagine di stampa, per raccontare a chi non c'era e a chi non ne ha sentito parlare cos'è stato il 1977 in Italia e cosa ha rappresentato per chi allora era giovane e partecipava attivamente allo scontro politico in atto. Proprio oggi nella versione on line di Repubblica c'è un tributo a quello che è considerato il fotografo ufficiale dei cortei del 77 ma anche di varie altre cose che hanno caratterizzato quell'anno, lui si chiama Tano D'Amico e Repubblica dedica un ampio spazio ad alcuni tra i suoi più celebri scatti ( D'Amico è inoltre grande amico della mia morosa che proprio su di lui ha fatto la sua tesi di laurea ).
Ma non c'è da raccontare solo un contesto politico particolare, il 77 è stato un laboratorio di idee, arte, musica e sperimentazione di forme comunicative che incideranno molto sulla società dell'epoca e su quella a venire.
C'è un film, uscito un paio di anni fa, che racconta il 77 italiano forse meglio di molti altri documenti scritti ( potenza del cinema ), si intitola " Lavorare con lentezza " e parla nello specifico del marzo bolognese e degli avvenimenti che l'hanno caratterizzato: radio Alice, la rivolta studentesca, l'omicidio Lo Russo, le barricate in via Zamboni e i blindati di Kossiga ( con la k come si scriveva allora ). La regia è di Guido Chiesa, un ottimo cast ( compresi gli Afterhours che suonano una cover di Demetrio Stratos " Gioia e Rivoluzione " ), un ottima colonna sonora, la sceneggiatura di Wu Ming e, in definitiva, un grande film, assolutamente credibile e fedele ai fatti, il che non era per niente facile come ben sanno gli autori di " Paz " , altro film che si impegna a raccontare il 77 partendo da Andrea Pazienza ma lo fa sicuramente in modo meno efficace rispetto a Lavorare con lentezza. Lo consiglio vivamente!

1/23/07

Sfoghi



" I blogs stanno alla scrittura come la bomba atomica all'omicidio " ( letto in un blog )

Da poco Elisa, la papabile futura mamma dei miei bimbi, mi ha scaricato quel programma che permette di avere una statistica di quante persone entrano quotidianamente nel mio blog, quante lo visitano per la prima volta e quante volte in tutto la pagina viene caricata. Facendo due conti veloci, in base all'afflusso giornaliero, siamo arrivati alla conclusione che, tra quelli che ci capitano, solo una minimissima parte partecipa attivamente, cioè ci scrive qualcosa. Premesso che non ho mai dato importanza al numero di commenti che mi ritrovo, non li vedo indicativi del fatto che il post possa essere più o meno piaciuto, non influiscono in definitiva su quello che mi va di scrivere, e questo un po perchè mi rendo conto che ci sono post che non presuppongono necessariamente una risposta, vanno solo letti, e un po perchè è lecito aspettarsi che uno possa anche non aver niente da dire a riguardo. C'è però un altro elemento pertinente a questo discorso, e l'ho appurato parlando con un po di persone: i nostri blog, intendo quelli dei vari amicci, hanno col tempo assunto una connotazione quasi familare, mi spiego, dal momento che chi più chi meno ci si conosce tutti è inevitabile che questo influisca sul modo che ognuno ha di gestire il proprio spazio-blog. E' capitato che più persone mi abbiano detto che si trovavano restie a intervenire in quanto ai loro occhi la situazione generale appariva..come dire.."intima"...ristretta e limitata a un ben determinato giro di persone, e per un non appartenente a questo giro poteva risultare problematico entrarci, fuori da quel tipo di affiatamento uno può arrivare a percepirsi come un intruso, questo mi è stato detto. Non fraintendetemi, io sono più che contento che esista questo giro di persone, ne ho stima, voglio bene a tutte e leggo assolutamente volentieri i loro blogs, ci mancherebbe.

Non sottovalutiamo l'importanza del mezzo, un blog è una cosa significativa e appunto importante per chi lo tiene, diffido di chi mi dice il contrario, nel momento stesso in cui uno ci scrive è consapevole che altri lo leggeranno, di conseguenza quello che ci mette dentro è inscindibile da questa considerazione ( come canta quel montanaro di Guccini: "...e due canzoni fatte alla leggera in cui gridando celi il desiderio che siam presi sul serio" ). E ognuno infatti ci mette dentro del suo. Per quanto mi riguarda voglio scrivere cose di febbre e di furia, della sensualità delle vite disperate ( per dirla alla Paolo Conte ), del caos che partorisce una stella danzante ( per dirla alla Fritz Nietzsche ), di rasoiate sulla carne viva.....

...però però....è pur vero che ci si stanca anche di trombare quindi figuriamoci delle rasoiate sulla carne viva....sicchè mi invaghisco di chi riesce a farmi ridere, anche solo per un momento, e sono profondamente intollerante nei confronti della frivolezza fine a se stessa ( è un mio grande difetto l'intolleranza, lo so ), quella che non fa neanche ridere, fatta di carinerie vuote e gratuite, impastata di banalità e monumento alla cretineria...non vorrei mai fare "l'amico di penna" ecco....non nè ho la stoffa e mi interessa poco.

Dio ci salvi dall'umana stupidità. Tante cose.

1/22/07

Alie Nation














Alienazione deriva dal latino "alienus" e dal greco "allos" entrambi dello stesso significato: altro
( Non so dei vostri buoni propositi perchè non mi riguardano). Il termine fa riferimento a colui o a ciò che è altro, straniero, non appartenente alla nostra comunità, in una parola che "non è dei nostri" e che ci è quindi estraneo
( esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo). L'alienazione nel suo verbo "alienare" fa parimenti riferimento all'atto dell'allontanare da sé, dell'estraniare da sé e quindi all'atto di prendere distanza da qualcuno o da qualcosa (la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere). La terminologia legata a questa parola è stata usata e tuttora viene usata anche per indicare i folli, gli alienati mentali appunto o chi vive ai margini della società e della comunità umana e tutti colori che esprimono comportamenti "borderline" ( lode a Mishima e a Majakovskij). Infine talvolta il termine viene utilizzato per indicare genericamente il disagio dell'uomo nella moderna civiltà industriale nella quale l'artificio che gli è proprio lo fa sentire allontanarsi dalle proprie radici più naturali (tu devi scomparire anche se non ne hai voglia e puoi contare solo su di te).

1/15/07

OM!

1/13/07

...vent'anni o giu di lì




















(tratto da "Bastogne", Brizzi-Manfredi 2006)

C'è stata, certo, una stagione in cui anche noi eravamo inutilmente felici per le scene facili che ti spuntavano intorno, entusiasti per i baci sulle guance, gli inviti a bere una cosa, gli sguardi abbronzati e golosi di voglie sui vestiti di lino estivi. Scandalosamente a nostro agio a bordo dei nostri motori, con dietro le ragazze naziste, ironici e amari, consapevoli di un eleganza innata e nervosa. Autoreferenziali e superbamente cattivelli, forse. La nostra gara era sembrare intellettuali e malavitosi, artisti e scopatori. Avevamo i vespini, noi, le tecniche e i nascondigli. Quando conoscevi una ragazza, mica le dicevi che ti piacevano i gattini. Le parlavi dell'aria e del fuoco, di come si diventa ciò che si è. Coi giubbotti dei Ramones, i capelli spettinati, le meravigliose disponibili in tasca. Poi, ci parve di capire meglio. Prendemmo luce da una nuova luce. Sapemmo con certezza, contagiandoci l'un l'altro, che le regole erano il modo di vivere dei lavoratori, e che noi, invece, eravamo UOMINI. Sapemmo con certezza, contagiandoci l'un l'altro, che se volevi pulirti la bocca dal gusto schifoso di quell'aperitivo dovevi abbattere delle cose, bruciare i libri, massacrare gli invitati, poichè il nostro dolore era in ogni cosa, nei vestiti rancidi delle amichette, in quel certo faticare fra lenzuola sconosciute, nel rumore modificato della tua vespa che attraversa le mattine di novembre. Pensavi di essere vittima di un ingiustizia originale. "C'è un ordine che premia i più ubbidienti", diceva Cousin Jerry, "ma noi siamo stati chiamati a partecipare a un altra festa". E visto che gli ubbidienti erano difesi, con la forza, dagli sbirri, Cousin Jerry si sentiva pienamente in diritto a usare la forza anche lui. "E' una sfida a chi si fa male prima, e noi saremo gli ultimi a cadere". Così, ognuno di noi avrebbe combattuto per riportare a casa quel che ci avevano sottratto: i dischi della nuova onda, i giri veloci, le ragazze con la pelle liscia che non hanno bisogno di difendersi, quando ti parlano. Cousin Jerry lo sapeva prima di chiunque, tutto questo, e allora si teneva in forma, pronto a spiccare il salto. E poi, eri stordito di nuovo: cento giorni di seguito a combattere il mal di testa coi caffè, il nervosismo con le resine della mezzaluna fertile, la bassa tensione con le piste sudamericane, la noia con le meravigliose nate in Virginia, l'inutile lucidità degli altri col nostro disordine viziato.


1/11/07

nausea


Strage di Erba, i vicini hanno confessato I pm: "E' stata lei ad uccidere il bambino"

COMO - E' stata Rosa Bazzi ad uccidere il piccolo Youssef. L'ha ammesso lei stessa durante il lungo interrogatorio, dieci ore, a cui è stata sottoposta questa notte insieme al marito. "Una confessione piena", come l'ha definita il giudice. Tutto adesso è chiaro: il movente, "banale litigiosità"; le armi utilizzate, "un coltello piuttosto grosso, uno più piccolo ed un pesante oggetto contudente poi distrutte"; la premeditazione "almeno per tre dei quattro delitti".

Che nausea cazzo....
Queste sono quel genere di cose che ti portano a pensare che in fondo se questo mondo scomparisse non sarebbe poi questa gran perdita...
Tralasciando tutto quello che si potrebbe dire su questa tragica e squallida vicenda (...ma poi chissà se veramente avrebbe senso dirne), la cosa che mi ha spiazzato e fatto pensare di più è stata la reazione del padre di lei e nonno del bambino, al giornalista che a caldo, pochi minuti dopo aver avuto notizia che i colpevoli avevano confessato, gli chiedeva un commento ha testualmente risposto: "Bisogna finirla con l'odio". "Quella sera, dopo lo strage, Olindo (l'assassino n.d.t.) mi guardò con molta pietà, la stessa che adesso provo adesso per loro. Se dovessi scegliere, preferirei essere tra le vittime di questa storia piuttosto che al posto dei coniugi Romano".

....non so veramente cosa pensarne...chiunque al suo posto se si ritrovasse gli assassini della figlia e del nipotino tra le mani penserebbe di trucidarli nei modi più cruenti e definitivi...lui no, lui sceglie subito di perdonare...un illuminato?

Pena dell'Alma



...non sono mai stato un appassionato fruitore di canzoni d'amore, inteso come amore celebrato tra un uomo e una donna. Da giovincello allevato secondo la vecchia e sana tradizione rock'n'roll ho sempre avuto la tendenza a snobbarle e a considerarle patetiche, naturalmente non tutte. Ma ce n'è una in particolare che amo. Oggi, in questa splendida giornata primaverile di gennaio, andando in macchina in Ogliastra per lavoro, l'ho ascoltata e riascoltata e riascoltata ancora, e sempre con rinnovata commozione. Si tratta di "Pena dell'alma", contenuta nell'ultimo album di Vinicio Capossela "Ovunque proteggi". Io però ascoltavo la versione dal vivo che si trova nell'ultimo live di Capossela "Nel niente sotto il sole". Assolutamente da pelle d'oca...fantastica!!!

Che farò lontan da te pena dell’anima/ senza vederti, senza averti, nè guardarti/ anche lontano non vorrò dimenticarti/ anche se è ormai impossibil il nostro amor/
Come levare via il profumo al fiore/ Come togliere al vento l’armonia/ Come negar che ti amo vita mia?/ Come togliermi in petto questa passion?/
E a veder che crudel destino ora ne viene/ ma che l’ombra ora ci prenda più mi addolora/ Il mio cuore mi dice che non può seguirti ancora/ e nemmeno questa angustia sopportar/
Come levar alle stelle via il bagliore/ Come impedir che corra il fiume al mare/ Come negar che soffre il petto mio?/ Come levar dall’anima questa passion?/
Come levare via il profumo al fiore/ Come togliere al vento l’armonia/ Fuori dalle braccia tue sulle ginocchia mie/ così levarmi in petto questa passion/ Fuori dalle braccia tue sulle ginocchia mie/ così levarmi in petto questa passion

1/10/07

Detto questo....

Noi. Marionette.

"Il punto non è se sei paranoico. Il punto è se sei abbastanza paranoico."
(dal film "Strange days")

Dunque si diceva paranoia & cospirazione....ho letto un libro da poco, gentilmente prestatomi da amico Gpz, "Il mito dell'11 settembre e l'opzione Dottor Stranamore" di Roberto Quaglia (un grande, visitate il suo sito: www.robertoquaglia.com).

Il libro, come si evince dal titolo, parla sopratutto delle ipotetiche teorie del complotto in merito all'attacco dell'11 settembre a New York, lo fa partendo da un impressionante mole di documentazione che smentisce in maniera più che convincente la versione "ufficiale" dei fatti fornita dalla Casa bianca. Sarebbe veramente complicato dare conto qua di tutte le spiegazioni, dubbi e anomalie di cui si parla, dico soltanto che l'unica certezza con la quale si viene fuori dalla lettura è che quello che ci è stato raccontato finora riguardo a quell'evento non si avvicina minimamente neanche a una parvenza di verità (...che poi "la verità"...la verità...la verità non esiste...così come da un certo punto di vista non esistono "i fatti", esistono solo "interpretazioni" come diceva il mio eroe preferito). Quaglia non fornisce una spiegazione alternativa più o meno plausibile, o meglio ne fornisce diverse, diverse versioni ipotetiche in cui spiega come "in realtà" potrebbe essere veramente andata sulla base degli elementi certi che abbiamo a disposizione. E' importante però notare come tutte le possibili ricostruzioni alternative portino inesorabilmente a quella conclusione che molti si ostinano a non voler neanche prendere in considerazione, e cioè: i veri "poteri forti" americani, Cia Pentagono o chi per loro, si sono autoconfezionati da soli l'11 settembre allo scopo di dirottare la Storia nella direzione più congeniale alle loro politiche imperialiste e espansionistiche (concetto che andrebbe spiegato un tantino meglio, mi rendo conto, ma richiederebbe un discorso a parte, e tempo, e spazio). Ma non è tanto dell'11 settembre e dei suoi misteri che mi interessa parlare qua, quanto degli argomenti che Quaglia sviluppa nella seconda parte del libro e che mi hanno tenuto impegnato in svariate ricerche in internet da quando l'ho finito.

Per parlarne è necessario partire da un presupposto fondamentale: il pianeta terra è messo molto ma molto male: preoccupanti evoluzioni climatiche, prossimo esaurimento delle principali fonti energetiche e esponenziale sviluppo demografico sopratutto nelle aree meno evolute economicamente lasciano intuire che nel giro di qualche decennio saremo con la merda fino al collo tutti, senza mezzi termini. E questa è una cosa che pian pianino, purtroppo, stiamo iniziando a realizzare, i giornali ne parlano sempre più spesso, gli allarmi da parte degli scienziati sono sempre più frequenti anche se, malgrado tutto, non abbiamo ancora la benchè minima idea di come far fronte a questo drammatico stato di cose.

A quanto pare però, e stando al ragionamento di Quaglia, qualcuno ha gia preso atto da tempo della situazione e, a modo suo, ha gia iniziato a programmare come poterla risolvere. Questo qualcuno sarebbero i gia citati poteri forti americani che daltronde rappresentano "la stanza dei bottoni" di quella che attualmente è a ragione considerata come l'unica superpotenza sulla piazza. Questi cosiddetti poteri forti non sono stati improvvisamente investiti da un attacco di filantropia per cui rientra nelle loro intenzioni l'idea di salvare il mondo, tutt'altro. Per farla breve, l'idea che sta alla base delle recenti e presumibilmente future politiche americane è quella che Quaglia definisce "sfoltimento dell'umanità", e cioè: milioni se non addiritura miliardi di persone nel mondo dovranno morire per permettere che altre sopravvivano in un nuovo equilibrio, un "nuovo ordine mondiale". Partendo da questo si fanno una serie di ipotesi a dir poco inquietanti tra le quali ne cito un paio emblematiche: vi ricordate l'epidemia di Sars, l'influenza letale di origine cinese che un po di tempo fa ha gettato nel panico l'intera stampa occidentale per poi sparire dai giornali nel giro di un nulla così come era arrivata? Beh a quanto pare esistono fondati motivi per ritenere che la Sars, così come l'Aids da laboratorio e altre epidemie mortali prossime future, siano in realtà create volontariamente allo scopo di contribuire alle suddette politiche di "sfoltimento dell'umanità". Inquietante no? Sembra di assistere al film "L'esercito delle 12 scimmie" in verità è vita reale, pensateci...tecnicamente è possibilissimo che le cose vadano realmente in questo modo, cioè che chi tiene i fili abbia tutte le intenzioni di confezionare questo simpatico regalino al genere umano, non lo si può certo escludere, la storia dell'ultimo secolo è piena di complotti presunti o reali messi in atto dalla Cia allo scopo di preservare e espandere il potere americano. E' pur vero che nella maggior parte dei casi non ne abbiamo avuto conferma definitiva, tutt'ora se andate a chiederlo negheranno di avere a che fare con l'omicidio Kennedy, ma non è necessario chiamarsi Gore Vidal per sapere che si tratta di una bugia, e detta pure male. E non è consolatorio che noi, in quanto cittadini dell'area Occidentale e quindi ricca e opulenta del pianeta, siamo meno esposti alle eventuali future catastrofi, guerre o epidemie rispetto a quanto lo sono gli abitanti delle zone più a rischio e che gia per un motivo o per l'altro sopravvivono in condizioni disperate.

Essendo questo un post mi rendo conto che è difficile approfondire determinati argomenti che in realtà meriterebbero eccome di essere approfonditi , studiati e inglobati nella coscienza collettiva. Per quelli che eventualmente vogliono farlo consiglio vivamente il libro di Quaglia che, ripeto, è fatto stupendamente pur nella sua tragicità e nel panico sicuro che possono suscitare gli argomenti trattati. Oppure si trova un sacco di materiale assolutamente meritevole via internet, solo che la maggior parte dei siti a riguardo sono in inglese.

1/8/07

Ricorrenze


"...era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti"


Il grande, grandissimo, Paolo Conte compie 70 anni, mica pochi.
Auguri!

1/7/07