4/22/07



4/16/07

Kamù



Il mio padrone, anche se lui non vuole che lo chiami così, fa dei discorsi strani in proposito, sui padroni intendo...dice che i padroni sono quelli che tengono tutti i soldi per loro e lasciano le briciole agli operai che faticano a tirare avanti, mentre loro, i padroni, fanno la bella vita, per questo il mio padrone non vuole che lo chiami padrone, gli fa brutto mi dice lui, " ...al limite sono il tuo capobranco " mi ripete, secondo me perchè gli piace molto la parola capobranco, lo fa sentire importante, è fatto così. Dicevo, il mio padrone a volte è felice e gioca con me, mi dice che sono bello e bravo, anzi che sono il cane più bello del mondo, oppure lo chiede direttamente a me: " Chi è il cane più bello del mondo ? " mi dice, e io rispondo: " Io, chi altri ? ". Mi porta fuori e andiamo a correre in campagna, anche se io ormai ho dieci anni e non corro più come ai bei tempi, diciamo che più che altro mi dedico a marcare il mio territorio anche se in fondo non ce ne sarebbe bisogno, che tutti i cani del vicinato lo sanno che è il MIO territorio. Quando invece è triste o arrabbiato, il mio padrone, quasi non mi guarda neanche, e anzi mi sgrida se vede che mangio le crocchette del gatto o prendo in prestito un panino dal tavolo, io ci provo anche ad andargli vicino quando lo vedo giu di morale ma lui niente, mi dice: " No Kamù, non ora ", e allora mi siedo un po lontano e lo osservo facendo in modo che lui non se ne accorga e quando vedo che si riprende, che riinizia a sorridere, torno vicino a lui e facciamo festa insieme, e per sigillare la nostra fratellanza mi da sempre un pezzo di formaggio che è la cosa che più mi piace in assoluto, mi fa proprio impazzire il formaggio.
Il mio padrone molto spesso doppia la mia voce in napoletano, non so perchè poi, sarà per quel telefilm che davano un tempo dove il cane protagonista parlava in napoletano, fatto sta che io sono un cane sardo, da gregge per giunta, quindi non mi azzarderei mai a parlare in napoletano, ho anche provato a spiegarglielo un sacco di volte ma lui niente, non lo vuole proprio capire, continua a doppiarmi con i soliti " Uè guagliooo " e alla fine lo lascio fare, contento lui...
Quando sono arrivato in questa casa tanti anni fa il mio padrone non stava per niente bene, era in guerra col mondo e con la vita e io ero molto preoccupato per lui, avevo anche provato a spiegarglielo, " Noi cani moriamo spesso perchè mangiamo dei bocconi avvelenati che qualche uomo malvagio ha lasciato per strada proprio per ingannarci, ma non possiamo saperlo che dentro i bocconi c'è il veleno, tu invece vai alla ricerca degli uomini malvagi che avvelenano sapendo bene quello che fai, com'è possibile ? " così gli ripetevo, ma lui sembrava che neanche mi sentisse. Poi piano piano l'ho visto rifiorire, tornare a ridere e essere contento e sopratutto giocare con me. E' stato lui a chiamarmi Kamù quando ero poco più che un cucciolo, in onore di un tizio francese che scriveva libri e che è morto un po di tempo fa, il mio padrone me l'ha spiegata la storia ma non me la ricordo bene. Al mio padrone piacciono molto le femmine di uomo quasi quanto a me piacciono le cagnette, me ne ha presentate un sacco, alcune mi erano molto simpatiche, giocavano con me e le ricordo ancora con affetto, altre non erano per niente brave, non mi hanno mai fatto una carezza e a volte mentre il mio padrone era distratto ne approfittavano per tirarmi dei calcetti oppure mi sgridavano per farmi scendere dal letto.
Il mio padrone è anche terribilmente pigro, a volte arrivo ad avere la vescica gonfia, al limite della sopportazione, solo perchè devo aspettare lui per fare la passeggiata, come ora che lui è al computer e nonostante lo fissi da mezzora con occhi supplicanti non mi ha ancora degnato minimamente.
Comunque sia io voglio bene al mio padrone, sono stato proprio fortunato a trovare uno come lui, se penso che potevo passare la vita a fare la guardia a gruppi di pecore ottuse, o a dare la caccia a cinghiali incazzati nelle campagne, mi rendo conto che mi è andata proprio bene, dormo su comodi divani, mangio che meglio non si potrebbe, sopratutto il formaggio, e faccio anche le vacanze al mare dove anche la ho un mio territorio da custodire, anche se la concorrenza è molto più agguerrita che in città.
Si, voglio proprio bene al mio padrone...ora sembra che abbia anche finito di scrivere le sue cose al computer e quindi, si spera, usciremo a fare la nostra passeggiata quotidiana in campagna. Oggi c'è anche il sole ed è una bella giornata...
Gli voglio bene al mio padrone, e lui ne vuole a me.

Kamù

4/7/07

Viva Saviano !





In ritardo di un po di mesi rispetto a quando è stato pubblicato ho letto il libro di Roberto Saviano " Gomorra ", splendido lavoro nonostante la tragicità degli argomenti trattati, ancora più splendido se si considera che l'autore ha solo 28 anni. Saviano ha fatto quello che nessuno nella sua martoriata terra aveva mai osato fare ( non in quei termini almeno ), denunciare lo strapotere della camorra con tanto di documentazioni inoppugnabili, facendo nomi e cognomi, sviscerando le dinamiche di potere dei clan come nessuno, neanche la magistratura, aveva mai fatto prima. Quello che ha fatto Saviano non risponde solo a un dovere civile che tutti dovrebbero avvertire come necessario, non rappresenta solo un ostinata sete di giustizia, è molto di più, con un libro di 230 pagine Saviano ha gettato le basi per una rivoluzione, per una presa di coscienza che se non darà frutti nell'immediato contribuirà comunque a creare i presupposti per un cambiamento futuro. E' infatti molto probabile che il libro non smuova niente concretamente a breve termine, e i fatti sono la a dimostrarlo, tuttavia è stata aperta una breccia dalla quale molti passeranno nel tentativo di aprire gli occhi su una realtà tragica e disumana.
Roberto Saviano ora vive nascosto e sotto protezione, la camorra gliel'ha giurata e non poteva essere altrimenti, ma volete mettere la soddisfazione per uno scrittore di 28 anni che lotta contro l'impossibile ? Quasi mi commuovo a pensarci...guardavo la sua foto nel retro di copertina, quegli occhi neri e fermi, quella fissità dei giusti...

Prendo in prestito delle parole molto belle scritte per lui:

Ascolta Saviano,
ascolta il suo Richiamo...
Lui che ha portato la sfida in casa dei boss.
A Casal di Principe, paese record nazionale per omicidi di mafia,
li ha chiamati per nome:
"Iovine, Schiavone, Zagaria.. non valete nulla".
La vostra potenza si poggia sulla paura! Ve ne dovete andare!
Ascoltate Saviano, e pregate per lui,
[non solo per il buon Mario Merola]
affinchè ce ne siano 10, 100, 1000.
Ascoltate Saviano, per le lettere minatorie,
le telefonate mute in piena notte,
camerieri che dicono "Lei qui non è gradito",
o negozianti che con tono supplichevole sussurrano:
"Ma lei deve proprio continuare a comprare il pane qui...".
E poi per il disprezzo delle autorità campane, del sindaco di Napoli,
di quelli che dicono
che scrive in un "pessimo italiano".
Infine ascoltatelo, per fare dispetto agli scarrafoni,
come il cugino di "Sandokan", che mentre Saviano parlava
"inchiodava al muro un signore con uno sguardo feroce
e si faceva dire, uno a uno, chi applaudiva troppo forte".

Mentre un ragazzo di 28 anni viene minacciato e recluso dal macroscopico potere crimilale,
il suo volto e la sua Parola viaggiano ovunque,
e compaiono sui muri della città. Come una effige dolorosa.
Saviano è presente.

E buona pasqua !

4/3/07

- Project -


Proposta per un lavoro collettivo:

Nell'ultimo decennio in Italia sono stati fondati diversi collettivi di scrittura che hanno avuto fortune alterne nella pubblicazione dei loro lavori, se si vuole misurare la fortuna di un opera sulla base del mercato editoriale che quest'opera mette in moto. Tra i più conosciuti meritano sicuramente una citazione speciale i bolognesi " Wu Ming " ( ex Luther Blisset ), i giovani romani della " Babette factory " e i più recenti " Collettivo Kai Zen ". Sono gruppi di scrittori composti al massimo da quattro cinque elementi accomunati per lo più dai medesimi interessi culturali e, fondamentalmente, dalla passione per la scrittura. Le modalità di creazione dell'opera sono più o meno comuni a tutti i collettivi letterari: ognuno dei componenti si fa carico di scrivere uno o più capitoli e il lavoro viene suddiviso sulla base delle capacità e inclinazioni individuali, naturalmente facendo in modo che il filo del discorso rimanga sempre omogeneo e che non sia avvertibile uno sbalzo spiazzante nel passaggio dal capitolo scritto da uno a quello scritto da un altro, da qua l'omogeneità dell'opera malgrado scritta a più mani. Trattandosi poi di romanzi storici c'è tutto un lavoro di ricerca da fare prima che si dia inizio alla stesura vera e propria del romanzo: la ricerca consiste nell'individuare innanzitutto il periodo storico a cui si vuol fare riferimento e, successivamente, concentrarsi in particolare sull'evento che ci interessa, e che ha in qualche modo caratterizzato quel periodo, e studiarlo fin nei dettagli attraverso tutta la documentazione reperibile e disponibile.

E un idea che coltivo da diversi anni e che da poco è tornata a stuzzicarmi l'interesse e la voglia grazie sopratutto alle recenti pubblicazioni del nuovo lavoro dei Wu Ming: " Manituana" e dell'esordio dei Kai Zen: " La strategia dell'Ariete", entrambi bellissimi. In più c'è un altra cosa che mi spinge a parlarne e cioè proprio la possibilità di farlo attraverso un blog che ( purtroppo da un certo punto di vista ) permette di comunicare l'idea a vasto raggio e valutare quanti possono eventualmente essere interessati alla cosa.

E il punto è proprio questo: valutare se e come è possibile sviluppare un discorso simile con quelle persone ( poche a occhio e croce, ma poche ne servono ) che hanno appunto dimestichezza con la scrittura e possono essere interessate a un idea di questo tipo. Mi rendo conto che il progetto può sembrare pretenzioso, ma fortunatamente non a tutti risulterà tale, sopratutto a quelli che hanno buona consapevolezza dei propri mezzi e voglia di fare in questo senso nonchè, assolutamente indispensabile, amore per la letteratura. Ne ho parlato con Bir da poco ma in modo abbastanza sfuggente e poco concreto, lo riprenderemo e Bir è uno dei pochi che mi piacerebbe coinvolgere e che ritengo abbia la possibilità di fare ottimamente la propria parte.

Un abbozzo di idea potrebbe essere ambientare la storia in Sardegna, dal momento che qua siamo e che tutto sommato la Sardegna è un contesto letterario poco sfruttato ( se non negli ultimi anni con i vari Atzeni, Fois, Niffoi e Todde ). La connotazione di " romanzo storico " non implica necessariamente che si debba risalire alla venuta dei Fenici o alle colonie spagnole, si può fare un romanzo storico prendendo in considerazione anche gli anni 60 in Sardegna o i primi decenni del secolo scorso, in modo anche da semplificare l'eventuale ricerca attraverso i giornali e i documenti dell'epoca.

Questa è un idea, mi piacerebbe molto poterla approfondire con qualcuno che eventualmente è interessato alla cosa, anche solo in via puramente sperimentale. Se qualcuno quindi è interessato preferirei me lo comunicasse via mail, spero di essere riuscito a render chiare le mie intenzioni. Salude.