1/24/07

77


















Cade quest'anno il trentennale del 77, anno cardine della storia italiana. Si stanno tenendo svariate celebrazioni, attraverso alcuni libri e pagine di stampa, per raccontare a chi non c'era e a chi non ne ha sentito parlare cos'è stato il 1977 in Italia e cosa ha rappresentato per chi allora era giovane e partecipava attivamente allo scontro politico in atto. Proprio oggi nella versione on line di Repubblica c'è un tributo a quello che è considerato il fotografo ufficiale dei cortei del 77 ma anche di varie altre cose che hanno caratterizzato quell'anno, lui si chiama Tano D'Amico e Repubblica dedica un ampio spazio ad alcuni tra i suoi più celebri scatti ( D'Amico è inoltre grande amico della mia morosa che proprio su di lui ha fatto la sua tesi di laurea ).
Ma non c'è da raccontare solo un contesto politico particolare, il 77 è stato un laboratorio di idee, arte, musica e sperimentazione di forme comunicative che incideranno molto sulla società dell'epoca e su quella a venire.
C'è un film, uscito un paio di anni fa, che racconta il 77 italiano forse meglio di molti altri documenti scritti ( potenza del cinema ), si intitola " Lavorare con lentezza " e parla nello specifico del marzo bolognese e degli avvenimenti che l'hanno caratterizzato: radio Alice, la rivolta studentesca, l'omicidio Lo Russo, le barricate in via Zamboni e i blindati di Kossiga ( con la k come si scriveva allora ). La regia è di Guido Chiesa, un ottimo cast ( compresi gli Afterhours che suonano una cover di Demetrio Stratos " Gioia e Rivoluzione " ), un ottima colonna sonora, la sceneggiatura di Wu Ming e, in definitiva, un grande film, assolutamente credibile e fedele ai fatti, il che non era per niente facile come ben sanno gli autori di " Paz " , altro film che si impegna a raccontare il 77 partendo da Andrea Pazienza ma lo fa sicuramente in modo meno efficace rispetto a Lavorare con lentezza. Lo consiglio vivamente!

33 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Anno magnifico...sono nata io!

11:59 PM

 
Blogger AzzaZeL said...

..si,anche per quello :-)

3:04 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Il 77 è stato l'apice di tutto un periodo di fermento, il momento di massima partecipazione e impegno politico dei giovani - in continua ascesa dal '68-69 -, poi, inevitabile il declinio, la disillusione e il totale abbandono.
Ma, secondo voi, oltre alle colonne sonore e agli scatti fotografici, allo sguardo triste di Giorgiana Masi e al maglione a collo alto di Walter Rossi, alle susse e agli agguati, cosa abbiamo ereditato, volenti o nolenti?
Stiamo accennando a trent'anni fa, qualcuno di noi era già nato o veniva supposto da giovani coppie, eppure quando se ne parla è come se quel passato diventasse talmente remoto da essere traslato nell'atemporalità. Come nel mito e nelle barzellette.

3:47 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Eh,eh...scherzavo...cmq è stato davvero un anno significativo per il nostro paese e non solo

5:42 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

Probabilmente abbiamo ereditato qualcosa rispetto a quelle che erano le dinamiche comunicative e in alcuni casi artistiche,anche se è avvenuto sottotraccia,in maniera più inconscia che consapevole.Sicuramente non abbiamo ereditato la capacità di formarci come collettività partecipe dell'evoluzione sociale.In parole più povere,siamo cresciuti in un contesto fortemente individualista,rassegnati in partenza a non essere parte attiva nello scenario politico così come privi di una prospettiva storica che ci avrebbe permesso di sentirci attori e non spettatori del nostro tempo.Il 77 è stato l'ultimo momento storicamente significativo in cui le masse giovanili potevano desiderare un cambiamento radicale dello status quo,e di conseguenza lottare per realizzarlo.Dopo è stato solo riflusso,edonismo,egoismo e ritorno al privato,ed è sopratutto per questo motivo che considero quel periodo così importante,perchè dopo il 77 niente è stato più come prima,il "potere" ha in qualche modo ottenuto la sua vittoria e noi sbarbi venuti dopo abbiamo calpestato quelle macerie senza la possibilità di ricostruire niente di ciò che è stato e senza la capacità di ricreare a nostra volta determinate condizioni.Siamo i figli di mezzo della storia,come diceva quello,arrivati noi e disoccupate le strade dai sogni.Sfiga.

6:02 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Voglio essere un pò provocatorio: quelle macerie di cui parli, non le abbiamo create noi, noi ci abbiamo giocato sopra e siamo cresciuti roconoscendole familiari, ma ci sono state regalate da quelle persone che fino al 77 contestavano determinate logiche di un potere logoro e repressivo. Oggi con un pugno di cenere in mano, saremo capaci di insegnare ai nostri figli teoria e tecnica per costruire qualcosa di buono?

6:21 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Hai riassunto perfettamente quello che penso anche io..abbiamo avuto sfiga.Però siamo sempre figli di quell'anno e qualche contaminazione c'è stata.

6:23 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

No,è chiaro che le macerie non le abbiamo create noi,sono bensì dovute a una serie di cause le cui colpe ricadono su parecchie teste,la repressione di stato in primis,ma non sicuramente su di noi.
Oggi il mondo è profondamente diverso,in trent'anni cambiano tante cose sopratutto in una società come la nostra,per quanto poi i problemi attuali non sono molto dissimili rispetto a quelli di allora,secondo forme e dinamiche diverse chiaro,ma forse addiritura sono aumentati piuttosto che diminuiti,anche in virtù del fatto che non c'è nessun contropotere che tenta di bilanciare il campo d'azione.Un fattore importante è sicuramente la presenza sempre più totalizzante della televisione:chi aveva vent'anni nel 77 conosceva senz'altro la televisione,ma aveva col mezzo un rapporto sicuramente diverso rispetto a quello che ha avuto la nostra generazione,la quale è praticamente cresciuta con la tv come protesi del proprio corpo e della propria mente,con tutto ciò che questo comporta.Fin da bambini siamo stati ostaggi di tutta l'immane paccottiglia che usciva dal video...tutto ciò alle lunghe crea delle conseguenze mica facili da affrontare.
E'la cosa più assurda e triste se vogliamo è che a parte pochi casi,come te Gì,di gente che ha voglia di informarsi e capire,nell'immaginario collettivo attuale,anche della nostra generazione per non parlare delle successive,il 77 resta una stagione incomprensibile ai più,di tutto ciò che è stata è filtrata solo la violenza e le Brigate Rosse,tutto il resto si è perso.Proprio in questi giorni mi è capitato di discuterne e scontrarmi,sopratutto in alcuni blog destroidi ai quali mi ostino a partecipare,sul fatto che la gente interpreta quel periodo esclusivamente alla luce della violenza che l'ha caratterizzato,oltretutto imputandola sempre e solo all'estrema sinistra,dimostrando di non sapere un benemerito cazzo di come sono andate le cose.Della creatività,della voglia di cambiare,della necessità di trovarsi e comunicare è rimasto ben poco,e questo anche tra i reduci di quel periodo.E'una cosa osservabile anche attraverso i blogs che,pur restando un fenomeno complessivamente positivo,sono abbastanza indicativi di un certo vuoto pneumatico che è la cifra di questi tempi..hai voglia a dire "si ma noi nei blog comunque comunichiamo"...ma dove? ma di cosa?
Noi,che ci piaccia o meno,siamo tanti piccoli microcosmi che tentano un interazione per non soccombere al silenzio,siamo ben lontani non solo dall'avere una coscienza collettiva ma anche dal capire cosa significhi averla.E la nostra curiosità del mondo è limitata a quelle quattro stronzate che ci aiutano a sentirci meglio,alla necessità di andare d'accordo con tutti a costo di sacrificare le nostre posizioni e le nostre idee,al bisogno di piacere agli altri perchè gli altri sono diventati il nostro metro di giudizio e non quello che la nostra coscienza ci dice e ci raccomanda.E se abbiamo pensato di cambiare il mondo è stato un attimo ma poi ci siamo ripresi subito perchè abbiamo capito che per provare a cambiare il mondo era necessario cambiare prima di tutto noi stessi...troppo complicato no...a me dai mezza birra và...cazzo di idee che mi vengono...
Uno slogan del 77 diceva:"Non sarà la paura della follia a costringerci a tenere a mezz'asta la bandiera dell'immaginazione"...ecco probabilmente noi quella bandiera l'abbiamo ammainato da tempo e in cambio ne abbiamo ottenuto un tipo di follia neanche troppo originale e neanche troppo interessante...

p.s...mi scuso per la lunghezza...cosa insegneremo ai nostri figli?...bella domanda...

8:04 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Non trovi triste il fatto che una coscienza collettiva, costruita in decenni di lotte, con una passione e un impegno mai esistito prima, possa morire nell'arco di dieci anni?
L'ingenuità della classe operaia e la banalità - a volte volgarità - della classe media impiegatizia hanno contribuito alla nascita del mito yuppie degli anni '80: tutti vogliamo l'alfa 33 perchè la 127 non ci soddisfa più, tutti in prima fila a leccare le stelle delle ragazze Cin Cin, tutti a ridere davanti al Drive-in, la Milano da bere e la Rimini da ballare...
Sono d'accordo con te, quando dici che nonostante abbiamo il controllo su diverse piattaforme non possediamo a pieno le dinamiche comunicative: facciamo molta fuffa, questo è fuor di dubbio!

8:44 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

Le cause che hanno fatto morire quella coscienza sono tante ed è difficile trovare qualcuno di specifico a cui attribuire la responsabilità.Diciamo più in generale che ha vinto "il potere" incarnato dalla repressione di stato,ha vinto Berlusconi con i modelli "culturali" imposti dalle sue televisioni,ha vinto il capitalismo dal volto disumano e in definitiva ha trionfato la paura di cambiare,ma,come diceva il poeta:"Anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti".

9:17 AM

 
Anonymous Anonymous said...

chapeau, amicci.

12:55 PM

 
Blogger AzzaZeL said...

Grazie amiccissima!!!

1:41 PM

 
Anonymous Anonymous said...

C'è da dire che già dall'anno scorso molti dei personaggi di quegli anni si sono dati alla saggistica. E tra questi il simpaticissimo Sergio Segio...

12:43 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

..eheheh non so se quel "simpaticissimo" per Segio fosse ironico,suppongo di si,posso dirti che io lui un po lo conosco,da qualche mese ho anche un interessante e significativa corrispondenza via mail che dura tutt'ora (ho fatto anche un post a riguardo verso novembre per parlare del suo ultimo libro "Una vita in prima linea").Non si è dato esattamente alla saggistica,ha scritto un paio di libri:il primo è quello che ho gia citato,ultimo in ordine di tempo,che parla appunto degli anni 70 ripercorrendoli attraverso le vicende accadute e in particolare per quello che riguarda il gruppo di cui era tra i leader,Prima Linea appunto,il secondo si intitola "Miccia corta" e racconta,in presa diretta,di quando lui e un commando di altre quattro persone hanno fatto evadere quattro compagne(tra cui anche Susanna Ronconi,compagna di Segio)dal carcere di Fossombrone. Attualmente lavora presso un associazione impegnata nel sociale,"sui temi del sistema penitenziario e della giustizia, delle droghe e delle tossicodipendenze, del volontariato e dei nuovi movimenti",come riporto dal suo sito,www.micciacorta.it (dacci uno sguardo se non l'hai ancora fatto Gì).
A me Segio come figura non dispiace per niente,forse sono anche un po condizionato dal rapporto epistolare con lui,ma nutro profonda stima e rispetto nei suoi confronti,per molti motivi che ora non sto qua a ripercorrere.Devo dire anche che l'ultimo capodanno,quando siamo stati con Elisa a una cena da mio zio con lui e altri ex-Autonomi come lui,ho passato la serata a difenderlo dalle accuse di tradimento (più che tradimento "dissociazione",visto che Segio insieme al resto di PL si sono dissociati dalla lotta armata verso la metà degli anni 80)dei suddetti Autonomi.Il discorso sulla dissociazione,che bada bene non è pentitismo,è molto lungo e per certi versi complesso e non è stato facile quella sera affrontarlo contro un gruppo di reduci incazzati neri al solo sentir nominare Segio,fatto sta che sono comunque rimasto della mia idea a difesa di Segio perchè personalmente lo ritengo giusto,così come ritengo che il suo percorso politico e di lotta sia assolutamente un patrimonio di quegli anni.E infine c'è qualcosa che mi lega alla sua figura,alla sua storia e alla sua umanità che ho maturato attraverso la corrispondenza con lui.Lode al comandante Sirio* dunque!

* nome di battaglia di Segio.

5:38 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

Che poi i personaggi di quegli anni (più o meno tutti,ultimo in ordine di tempo Prospero Gallinari)si siano messi a scrivere con l'intento di ripercorrere quel periodo attraverso la loro memoria e non quella "ufficiale" dei vincitori credo sia cosa buona e giusta,anche per fare in modo di dare un angolazione e una prospettiva diverse a quelle vicende,diverse appunto da quelle che sono le ricostruzioni fatte dal "potere" che,come ben sai,sono nella maggior parte dei casi incomplete,non propriamente contestualizzate e sopratutto forniscono versioni funzionali e strumentali a chi vede negli anni 70 solo ed esclusivamente una fucina di violenza fine a se stessa,perpetrata da un orda di barbari senz'arte nè parte.

5:49 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Non lo conosco a fondo, ho visto da poco un'intervista televisiva e ne avevo sentito parlare in altri programmi di approfondimento.
Sinceramente, come puoi capire, non lo conosco, ma avevo già visto il sito e non sei la prima persona che mi dice che "Miccia corta" sia un buon libro. Quindi, si, il "simpaticissimo" era ironico, ma anche molto leggero, un'ironia dovuta a una conoscenza non approfondita dell'uomo. Un fatto di pelle.

7:42 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

..capisco :-).Se ti capita di leggere "Una vita in prima linea" fammi sapere come ti è sembrato.

7:50 AM

 
Blogger janamala said...

io toti lo temo quando si parla degli anni 70.diventa logorroico.se lo lasci ne parla per due tre giorni di fila:-)

10:38 AM

 
Anonymous Anonymous said...

son un destroide,mi intrometto qui per caso e per curiosità.Conoscere i punti di vista altrui consente a chi la pensa diversamente, di confrontarsi e comprendere se persistere nel proprio modo di concepire la realtà, o semmai raddrizzare la rotta( invertirla, mai..onde evitare accuse di incoerenza). Vedo gli anni '70 da lontano, son figlio della generazione che li ha vissuti davvero. Come ogni genitore che si rispetti, anche il mio ha cercato di preservarmi, alla luce della mia maturità, dalla falsa illusione.Dalla delusione. Dalla disillusione. Il genitore ci ha provato, ci ha creduto, ha sofferto. Il figlio non merita lo stesso trattamento. Prima di pensare agli insegnamenti da impartire ai miei figli, cerco di metabolizzare quelli del genitore. Non voglio vivere lo stesso smarrimento,la stessa accettazione e, perchè no, anche la stessa affettazione.Più che essere una generazione sfigata, ritengo che la nostra sia una generazione avvantaggiata. Il vantaggio sta nel poter guardare al futuro con il mònito del passato, fallimentare, causa errori che voi sinistroidi dovreste essere in grado di spiegare con accurata lucidità.
Mi scuso per l'intrusione.

6:41 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

Figurati,il blog è aperto a tutti,a maggior ragione a chi la pensa diversamente,tra l'altro il tuo mi sembra un punto di vista rispettabile.Entrando nel merito:non considero quel passato a cui ti riferisci completamente fallimentare,così come credo che gli errori di cui parli possono essere spiegati con accurata lucidità anche da chi "sinistroide" non è,dal momento che il patrimonio di conoscenze rispetto a quel passato non è un esclusiva della sinistra.La storia appartiene a tutti in egual misura,intendendo la storia come vicenda che riguarda un intera nazione,al di la del colore politico di chi la interpreta.
Saluti.

7:36 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Sono un pò basito dal commento del destroide di cui sopra.
Non pensavo ci fossero esemplari di quel ceppo politico capaci di scrivere in modo così pulito e conciso. Ovviamente scherzo.

Al bando stereotipi e luoghi comuni. Anche se, a volte, così interessanti e rappresentativi.

Per ciò che riguarda la cronistoria del 77 e gli strascichi dello stesso, penso che il suo commento non abbia apportato valore aggiunto all'interessantissima "discussione"(intellettualmente è stato centrato il problema quando è stata citata la mancanza di coscienza collettiva).
Condivido il parere di chi scrive e cioè che il patrimonio artistico del periodo dovrebbe essere messo in evidenza maggiormente nei dibattiti e mostre contemporanei.
E non solo la violenza.
Mentre il destroide, con grande acume, ha centrato un argomento focale per ciò che concerne il futuro.
Perché pensare già a cosa insegnare ai nostri figli?
Figli che non ci sono...
Si dovrebbe, soprattutto in piccoli centri, in loco, senza per forza auspicare manifesti di intellettuali lontani, acquisire coscienza collettiva e cioè, molto semplicemente, prendersi delle responsabilità, sentendosi, potenzialmente, classe dirigente. Nuova classe dirigente. Che, forte di competenze, idee, curriculum, ambizione, agisca dal basso. Dal piccolo.
Come "dire", faticare, sporcarsi le mani, provarci.
Perchè la nostra generazione ha il vantaggio del monito, anzi mònito, di quella passata, e poi perchè potrebbe creare un movimento onirico, libertario, economico, socialista, culturale, solidale, d'avanguardia, di sperimentazione in età matura, non alla classica età delle false velleitarie violente rivoluzioni passate. Come, per certi versi, quella tentata nel 77.
Non per forza bisogna guardare alle vie battute in passato con malinconia e come le uniche possibili.
Le conquiste pragmatiche ma reali della classe operaia imborghesita bolognese del tempo (mi si consenta l’ossimoro, ma cazzo, non si può desiderare ardentemente di stare bene? austerità e ascetismo si, ma anche piacere nell'avere tempo e denaro per vedere angoli di mondo) dovevano comunque essere un punto di contatto con chi andava in piazza quell’anno.
Perché basare sempre il tutto sulla rottura con la generazione precedente? Senza capire, studiare, criticare costruttivamente, capirne i limiti, gli errori, le paure, di chi ci ha messo al mondo.
E’ proprio il contrario che si dovrebbe cercare.
Poi (dal momento che fino a che esisterà la moneta, il problema non è e non sarà il capitale, ma chi lo possiede e come viene utilizzato, a quale scopo), cercare di cosa campare, di come crescere una famiglia, che organizzazione darsi, quali ruoli assegnare e a chi, quale dose di sacrifico COMUNE richiedere, quale capacità di adeguarsi alle voglie altrui e alle passioni, quale soglia di individualismo (innato nell’essere umano) accettare, autarchia o commercio equo e solidale, associazionismo o cooperazione, quali mezzi di produzione cercare e su quali risorse utilizzarli, come relazionarsi con il mondo, con chi la pensa in maniera diversa, come cercare il connubio tra sfera pubblica e sfera privata in un’ideale o idealistica democrazia partecipativa, beh, questa è un’altra storia, con tutto il rispetto, non adatta ad un blog.

1:11 PM

 
Blogger azzazzel said...

..che dire...pienamente d'accordo con l'anonimo.
Grazie per l'intervento.

2:53 PM

 
Anonymous Anonymous said...

Figurati, è stato un piacere. Anzi, mi sono scordato io di ringraziare chi ha scritto prima di me per lo stimolo. Cercherò di leggere di nuovo il blog, dal momento che, tra quelli in cui mi sono imbattuto (avevo percepito ma poi ho anche letto che molti sono collegati tra loro), per i miei gusti, è il più interessante.
Ci ho trovato curiosità verso il prossimo. Sono contento della sintonia delle idee, poiché base indispensabile, insieme ad una sana autocritica e alla fame di confronto, per uno scambio. Preferisco l’anonimato. Anche rispetto ad un nickname. Sono le idee che, a prescindere dal sesso, presente, passato, occupazione, provenienza geografica, aspetto fisico, reddito, classe sociale della persona, devono andare veloci e, possibilmente, incontrarsi. E non è fuffa.

9:16 AM

 
Blogger phoenietzsche said...

Fuffa?

11:36 AM

 
Blogger phoenietzsche said...

l'ano animato? Pro, l'asso del retto?
Poche masse giovanili nel '77.

11:39 AM

 
Blogger phoenietzsche said...

Oh ma il popolo di Seattle? Caz, devo essere un visionario... :°)

11:51 AM

 
Blogger AzzaZeL said...

Ahahahah Franz!!!

12:10 PM

 
Blogger janamala said...

..e anche fosse fuffa?

12:26 PM

 
Blogger GPZ said...

E i ragazzi della terza C? Dove li mettiamo? Quelli erano, ancora gli strascichi della lotta armata

3:31 PM

 
Blogger phoenietzsche said...

Se ci pensi il voto di sacchi (3!) sommato al '77 fa ottanta (!) e la gallina canta, direbbe qualcuno, e se canta ha fatto l'uovo, aggiungerebbe subito un altro, e via discorrendo (e cantando si intende!)!?

5:21 PM

 
Blogger phoenietzsche said...

ah, e chi non canta in roulotte!?!

5:23 PM

 
Blogger phoenietzsche said...

Ehehe, Tot!!

5:24 PM

 
Anonymous Anonymous said...

oggi l'energia è incanalata potentemente da chi è in grado di gestirla contro la coscienza del sé e contro la coscienza sociale. addirittura svendono le misere coscienze di altri pur di tenere le persone lontane dalla propria. eppure bisogna duramente studiare, continuamente interrogarsi, profondamente conoscere, intensamente interagire, finalmente sapere quello che sei e che fai. capire. quando si è capito che si è fatti della stessa carne, e si è sullo stesso pianeta, quando le pulsioni troppo violente all'individualismo sono vinte dall'embrione di coscienza del sé, allora esiste la possibilità di sfociare nella coscienza dell'essere tanti, insieme. allora si comincia ad agire come un organismo. nascono le grandi idee, i grandi progetti, si realizzano le rivoluzioni. che nel 77 sia mancato qualcosa? immaturità, coscienza? non lo so. bravo tò, non perdersi nella dolce malinconia. il 77 è stato, ci ha dato qualcosa, ci ha insegnato qualcosa, è passato. ogni momento è l'occasione per una rivoluzione. pacifica, si spera. piccola. durevole. efficace. vera. scusate il delirio.

5:24 AM

 

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