10/1/06

Pessoa


Non amiamo mai nessuno. Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno. E' un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. Questo discorso vale per tutta la gamma dell'amore. Nell'amore sessuale cerchiamo il nostro piacere ottenuto attraverso un corpo estraneo. Nell'amore che non è quello sessuale cerchiamo un nostro piacere ottenuto attraverso un'idea nostra. (...) Perfino l'arte, nella quale si realizza la conoscenza di noi stessi, è una forma di ignoranza. Due persone dicono reciprocamente "ti amo", o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso o un aroma diverso, nella somma astratta di impressioni che costituisce l'attività dell'anima. Oggi sono lucido come se non esistessi. Il mio pensiero è evidente come uno scheletro, senza gli stracci carnali dell'illusione di esprimere. E queste considerazioni non sono nate da niente: o almeno da nessuna cosa per lo meno che sieda nella platea della mia coscienza. (...) Vivere è non pensare.
(F. Pessoa)

In questi giorni mi è ricapitato tra le mani dopo parecchio tempo "Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa, un capolavoro. E' sorprendente come le cose lette, ma in molti casi anche vissute, a distanza di tempo rivelino nuovi significati che durante la prima lettura sono molto probabilmente passati sotto traccia se non completamente ignorati. Le cose si capiscono sempre a un livello più profondo con il passare del tempo. Non è detto che a trent'anni si abbia un bagaglio di conoscenze quantitativamente più ampio rispetto a quando se ne ha venti, ma credo che si abbia sicuramente quel tratto di vissuto in più che ti permette di avere una percezione diversa di quello che leggi e di quello che vivi, una visione più in profondità.Va da se che molte volte si leggono cose che non è possibile introiettare a una certa età nel modo in cui sarebbe opportuno farlo, è un concetto quasi matematico. A quindici anni, più per spirito di imitazione che altro, mi cimentai con lo Zarathustra di Nietzsche, ora posso dire con assoluta certezza che quell'opera non è assolutamente comprensibile a quell'età, neanche se ti chiami Rimbaud (cito lui non a caso ma perchè ha scritto l'intera sua opera tra i sedici e i diciannove anni, pazzesco). Certo il livello di consapevolezza raggiunto dipende anche e sopratutto da come uno vive, ma determinati passaggi "esistenziali" sono quasi fisiologici, e dipendono in larga misura dalla quantità di tempo che si è vissuto.
Vabbè sono mie pippe mentali, anche in questo caso si tratta di una cosa esperita a un livello più profondo senza la minima sfumatura, potrebbe sembrare banale ma non lo è, è come quando afferri una cosa senza la minima esitazione, prendendone piena e totale consapevolezza, sul momento qualcosa tipo un illuminazione.

Amicci vedo aria di stanca sui vari blog...checcè?

3 Comments:

Blogger janamala said...

il libro dell'inquietudine è bellissimo...

2:26 AM

 
Blogger janamala said...

c'è una frase,vabbè ce ne sono tante di immagini meravigliose,questa mi è rimasta tatuata sulla memoria:
sono la periferia di una città inesistente...

4:03 AM

 
Anonymous Anonymous said...

è stupendo, la coincidenza vuole che lo sto leggendo proprio in questi giorni.
"non sono niente, non sarò mai niente. non posso volere d'essere niente. a parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo."

7:04 AM

 

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