1/27/08

Io brucerò di te...





Eilà, generazione di sconvolti che non ha più santi nè eroi, come state?

Benedetto Croce diceva una cosa, citata più volte anche da Fabrizio De Andrè: fino a diciotto anni tutti scrivono poesie, da quest'età in poi ci sono solo due categorie che continuano a scrivere: i poeti e i cretini.

La poesia è una qualità del sentire ( se avete letto " Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta " di Robert Pirsig capirete che in questo caso il termine " qualità " assume un significato particolare, se non l'avete letto saranno ben fatti vostri ), conosco poeti che non hanno mai scritto una riga e scribacchini che hanno inutilmente riempito chilometri di carta...

Dite la verità, quante volte vi è capitato che qualche vostro amico vi abbia fatto leggere una poesia scritta da lui e mentre la leggevate aspettava in trepidante e malcelata attesa un vostro giudizio? E voi cosa dite? Ma dite " Bella " chiaro, mica vi sentite di assumervi la responsabilità di stroncare un aspirante poeta romantico, per giunta vostro amico ( che, detto per inciso, non vi perdonerebbe mai un eventuale stroncatura, farebbe lo sportivo tanto per far vedere che lui è uno che accetta tutti i giudizi ma sotto sotto coverebbe un rancore livido ).

E dite " bella " anche perchè spesso non l'avete capita ( succede per tutte le forme artistiche, se uno non tenesse conto di secoli di storia dell'arte prenderebbe il quadro di Lucio Fontana, quello dei tagli, e glielo romperebbe in testa ), o vi sembra semplicemente la ricerca di belle parole da mettere in fila. Non la capite perchè di solito contiene riferimenti troppo personali, o perchè vi risulta ermetica nella sua intima essenza oppure, cosa più drammatica, la poesia annoia...ebbene si.

La poesia è materiale da maneggiare con assoluta cura.
Per carità anche qua è un discorso evidentemente relativo, ma non mi sembra di dire un inesattezza sostenendo che non siamo più educati alla poesia, forse per quell'inutile usanza scolastica che ti costringe a impararle a memoria, forse perchè pietà l'è morta da un pezzo e, a guardarsi intorno, rimane ben poco di poetico.
Ma anche qua è bene dire che sono sempre gli occhi che guardano a rendere poetico lo sguardo e l'oggetto...che grande verità...

Gli Haiku giapponesi ad esempio sono bellissimi nella loro essenzialità e nel loro lampo breve e definitivo, al contrario certi lunghi componimenti possono risultare una martellata sugli zebedei...e ora? E ora non so come chiudere il post...ho riletto oggi casualmente quella frase di Benedetto Croce che mi ha ispirato, tra altre, queste riflessioni....ah, un mio amico che è un grande ammiratore di Fabrizio De Andrè un giorno mi ha detto che " ...a De Andrè possono spedire una cartolina dal Nicaragua e lui è capace di buttarti giu una splendida poesia sul Nicaragua prendendo spunto da quella cartolina "...questo per dire che è esclusivamente un tipo di " sentire ", una qualità del sentire appunto, che vi rende poeti...indipendentemente dall'abilità della vostra scrittura.

Fiuuu...finito...

17 Comments:

Anonymous Anonymous said...

D'accordo: con molta, molta cura.
Sul fatto di imparare a memoria, invece, penso che se ne dovrebbe imparare di più. Anche a scuola.
La poesia è fatta anche di suono, di ritmo, di regole. Ogni tanto maledico gli insegnanti di greco e latino che non mi hanno insegnato la metrica. E così, oggi, trovo difficoltà anche a contare un endecasillabo.
Avrai notato come i rete ci sia un proliferare di poeti. Scrivono tutti poesie, e tutti hanno superato da un pezzo l'età dell'adolescenza. Non so cosa sia. ma tant'è. A me spesso mi viene da ridere. E ogni tanto mi diverto con giochini che da qualcuno vengono scambiati per poesia.
Una volta, in un sito di scrittura avevo mandato questo:

Al San Vittore
-latrina ovest-
la sera la notte
sento la realtà:
teatro
attore
rauco lento
canto. E urlo.
Genet
gente,
Genet
Genet
dico soave.
Così evado.

Un sacco di gente commentò con lodi sperticate. E io lì a spiegare che erano anagrammi (il secondo verso è anagramma del primo, il quarto del terzo e così via)

Un'altra volta questa:


Lei, sola, russa
Mara Dolianova
anela Carlo
forte, bono.
Anela villa urbana, villa mar,
piscina su l’assai villa grande.
Anela sole, ministri.

E i padri:
- Amara chi amore sposa da saga! -

Ma monti già vedono riflussi…
O Mara, sola russa, sorgono neon
e lì, tu, l’amore smonti.

Anche in quel caso quasi nessuno si accorse che era una "paèsia" costruita con 27 toponomi sardi.

bira

11:02 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Come diceva, e dice tuttora credo, il buon Guccini lei esimio Birambai è un autentico burattinaio di parole, nonchè un poeta, proprio in virtù di quella qualità del sentire, è evidente.

aZ

11:36 AM

 
Anonymous Anonymous said...

D’accordissimo. Con molta cura, soprattutto se a maneggiarle sono io.

Argomento quadri:

A me, di quei quadri tutti rossi, tutti neri, con la carta igienica attaccata sopra, dipinti con il sangue di una mucca pazza ecc ecc non me ne frega proprio niente.
Non è che mi disgustano, semplicemente se non ci fossero non ne sentirei il bisogno, ecco.
Non ho mai visto un quadro che mi ha fatto dire minchia che bello, ma c’è da ricordare che conosco solo i quadri che ho studiato alle superiori e non so niente dei contemporanei. Mi piaceva un sacco Magritte, ma per le idee che gli venivano in testa, perchè era un fulminato. Che poi usasse il verde o il giallo per metterle su tela per me era indifferente.
Conclusione: quando si parla di arti visive sono abbastanza ottusa.

Argomento poesia.

A me piace la prosa. Appunto, la prosa riesce invece a farmi dire minchia che bello, ma piu nel complesso che per singole frasi. Magari ci sono autori che con 10 parole mi stordiscono per una settimana ma in genere è la totalità dell’opera che apprezzo. Anche se poi, il maggior volume del romanzo rispetto alla singola poesia (assumendo che sia possibile quantificarlo) lascia piu spazio alle imperfezioni, ai buchi.
E in ogni caso, di solito, se quei buchi li vedo non mi interessano piu di tanto, perchè ho con il libro un rapporto umano, e i suoi difetti lo avvicinano all’idea che ho dell’umanità. Posso ad esempio dire che esistono dei libri che stimo molto.
Cio detto, quando inizio a leggere una poesia mi interessa innanzitutto capire se il “poeta” sta cercando di comunicare con me o mi sta prendendo per il culo. Devo poter pensare che c’è un’idea di fondo, altrimenti lancio tutto il componimento, all’istante.
E non si tratta di ermetismo, gli ermetici erano ermetici, non erano ne cialtroni ne cronicamente confusi.
Poi si passa ad analizzare la qualità dell’idea in se. (sempre dal mio personale e discutibilissimo punto di vista)
Amo chi scrive di cose viste mille volte (sole cuore amore) e sa farmi dimenticare quanto siamo banali e tendenti al ribasso noi esseri umani.
E apprezzo chi ha idee che non mi sono mai passate per la testa, il che mi sembra abbastanza ovvio.
Una volta stabilita una comunicazione c’è da considerare la forma.
Niente parole strabilianti ovvero niente cose che non c’entrano un cazzo.
Versi che contemplano parole come lubrificante, mutazione genetica, aspirapolvere, ipertrofico o cose del genere no, non ce la posso fare.
E niente versi lunghissimi di quelli che per leggerli devi prepararti a tipo pellizzari.
Il mio poeta piu preferitissimo è Neruda, quando leggo lui ho l’impressione di avere a che fare con un amico che mi racconta dei suoi casini, delle sue idee, delle sue storie con sufficiente talento per farsi ascoltare e per farsi capire sul serio
Conclusione: quando si parla di poesia sono abbastanza cagacazzo.

1:21 PM

 
Anonymous Anonymous said...

beeella, valè!

io credo di essere un pozzo di ignoranza di poesia. E me ne dispiaccio un sacco. Ho sempre pensato di non essere educata alla poesia. Parlo di quella in versi, quella che si legge.
E pure i palindromi, gli anagrammi, gli endecasillibi mi incasinano. Ma mi piacciono, sono divertenti quando li capisco.

1:45 PM

 
Anonymous Anonymous said...

Ebbè cos'è sta storia, torno a casa stremato e mi ritrovo solo quattro commenti?? No ma dico, ma stiamo scherzando?? C'è il tanto di venirvi a stanare tutti uno per uno nelle vostre comode dimore...

Eheh...( fastidioso questo eheh che scrivo ogni tanto per far capire che sto sorridendo...ma checcazzo vuol dire " eheh "...ma a 34 anni stai ancora a scrivere " eheh "...su dai, a questo punto meglio le faccine...gli smile..quella roba là :-)....no meglio " eheh "...le faccine mi disturbano ora che ci penso...)


Comunque..c'è una notizia che mi ha colpito, è del 14 gennaio credo ma io l'ho letta solo ora: Papa R(N)azi ne ha fatta un altra delle sue, in sostanza ha negato il paradiso agli animali, secondo la sua personalissima visione teologica, ha detto:

" Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all'eternità, la morte significa soltanto la fine dell'esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano "

In pratica per gli animali non sarebbe possibile l'inizio della vita eterna. E questa è una giravolta rispetto a quanto avevano affermato i suoi predecessori, Paolo VI infatti aveva detto: " Un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo ".

E Wojtyla: " la Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo alito di vita. C'è dunque - disse - un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi "....

Mi sei sempre più simpatico Ratzi...facciamo naso naso?

aZ

10:17 AM

 
Blogger dariedda said...

anche naso naso a 34 anni è strano, amicco. ma ci piaci così. la prossima volta salutiamoci come mork e mindi!

12:43 AM

 
Blogger pollockmusic said...

ve la spiego io, la poesia: in pratica ci sono un sacco di presunti poeti che fanno cagare. ma cagare cagare: sono quelli che girano con la barba sfatta, il cappello di feltro ed un lungo cappotto nero: li ho visti anche a parigi, erano italiani. oggi come oggi in italia se ne salvano due o tre, gli altri fanno schifo. in questi due o tre vi metto milo de angelis.
ora che ho spiegato la poesia in italia passiamo alla struttura poetica: è pieno di poeti da strapazzo che scrivono in versi, ma in versi tipo carducci o tipo non so chi, con termini aulici tipo vocabolario dei sinonimi HOTROVATOILQUINTOSINONIMOINUSUALISSIMO EMETTOQUELLO. infine c'è chi scrive in prosa, e forse forse con un pò di culo ti salvi. poi ci sono quelli che ti dicono che devi essere oggettivo parlando di te, ma questa è una regola per scrivere bene di poesia, che io non so se ho imparato, forse no, ma io non sono un poeta, scrivo ogni tanto delle cose decenti.
infine c'è montale, il più mulo in italia. ossi di seppia è un capolavoro. però c'è bravo anche flavio oreglio, il comico di zelig che con le sue rime ahahahahahahahaha. scherzavo.

1:53 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Sono d'accordo Pollock. Montale è figo. Lo volevo scrivere nel commento ma poi cazz io non ne so niente di montale, ho letto la poesia delle scale e la poesia dei limoni che sono tutte e due un be belle. Ma io non ne so niente comunque, tant'è che alla maturità uscì la traccia su montale e io ne scelsi un altra.
Quelli con i cappelli di feltro sono degli sfigati. No est ora dà.

3:39 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Ah, e poi mi piacciono assai anche alcune pagine dell'antologia di spoon river, ripeto, non ne capisco niente ma a me sembra poesia seria.
La mia preferita è quella di Fiddler Jones, con gli ovvi rimandi a De Andrè e tutto quello che questo comporta.

3:42 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Dariedda

Beh amica, naso naso con Papa Ratz sarebbe situazionismo puro...prova solo a immaginarci...

Riguardo alla poesia: il post voleva essere vagamente provocatorio, ed è un riferimento più che altro ai cosiddetti " poeti della domenica " e al modo in cui spesso la poesia viene intesa...o non viene intesa affatto...

Per il resto non credo che esistano regole imprescindibili riguardo alla scrittura poetica...considero la poesia più come istinto che come elaborazione metrica, senza dubbio.

Su Montale sono d'accordo, un grande.

aZ

4:22 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Ma Sandro Penna? E Pasolini? E Luzi? E Fortini?
E Campana? E Ungaretti? E Pascoli?
Ma Leopardi? E Dante? E...

4:46 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Eccerto...tutti quanti...e Lorca? E Neruda? E Whitman? E Ginsberg?

Manca lo spazio per fare un antologia della poesia mondiale...e poi in realtà si parlava dell'attitudine poetica dell'uomo medio...di cosa potrebbe essere definito poesia...non di poeti conclamati...troppo facile acussì...

aZ

5:55 AM

 
Blogger pollockmusic said...

trovo bette mulo anche erri de luca. "opera sull'acqua" e "solo andata" sono bellissimi.

3:26 AM

 
Blogger Betta said...

Scusate, capisco e in un certo senso apprezzo il vostro modo di affrontare l'argomento, ma io lo vivo in maniera completamente diversa, e certe elucubrazioni rispetto al soggetto "poesia" mi sembrano -dal mio personalissimo punto di vista- assurde.

Premetto di nuovo il PER ME che mi salva una fetta di culo, e vi spiego.

La poesia, più della prosa (e anche questo a ben vedere è relativo) io l'affronto con la pancia, non col cervello.
Dai vostri commenti, soprattutto quello di valeria e quello di Pollock, mi sembra che l'approccio sia quasi prettamente intellettuale, tecnico, semantico.
Io verso la poesia ho un approccio del tutto emotivo.
Non mi chiedo cosa il poeta mi vuole dire, se mi sta prendendo per il culo o se si sta intrattenendo sul dramma di un'unghia rotta, e ancora me ne fotto di contare le sillabe o verificare l'esattezza della metrica, l'unica cosa della quale mi preoccupo alla prima lettura è l'emozione che ne può nascere, quanto quelle parole evochino ad un livello che non è quello intellettivo, ma oserei dire fisico.

Le poesie (ma anche la prosa, ripeto) hanno un respiro che le attraversa (oddio mica tutte, intendo le poesie "vere"), una musicalità che va molto oltre l'argomento trattato, il SENSO, se uno dobbiamo trovarne, spesso risiede proprio in quell'aria che le attraversa, più che nel significato tout court di quello che è scritto.

L'arte, una volta prodotta, non appartiene più all'artista, appartiene a chi ne fa "uso". Raramente mi arrovello per capire cosa voleva dire il poeta, era una cosa che ci facevano fare con la parafrasi al liceo e l'ho sempre trovata una menata insensata. Quello che mi preme è sentire cosa evoca in me, che sensazioni mi trasmette. Se poi coincidono con quelle dell'autore, se si crea una comunione, beh, meglio, ma non è fondamentale.



@ Az:
mi hai fatto venire in mente una persona di cui non faccio il nome ma so che tu capirai, che girava in estate con un plico di poesie e al Gufo ci costringeva a leggerle...eheh...così conquistò la sua fidanzata di allora, che ridere...


E siccome sono una romantica vi lascio con una poesia di Hikmet, uno dei miei poeti preferiti:


Amo in te

Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.

amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.

Nazim Hikmet

5:08 AM

 
Anonymous Anonymous said...

Che cos'è l'amor
chiedilo al vento
che sferza il suo lamento sulla ghiaia
del viale del tramonto
all' amaca gelata
che ha perso il suo gazebo
guaire alla stagione andata all'ombra
del lampione san soucì

che cos'è l'amor
chiedilo alla porta
alla guardarobiera nera
e al suo romanzo rosa
che sfoglia senza posa
al saluto riverente
del peruviano dondolante
che china il capo al lustro
della settima Polàr

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi
dell'arco di San Rocco
ma s'appoggi pure volentieri
fino all'alba livida di bruma
che ci asciuga e ci consuma

che cos'è l'amor
è un sasso nella scarpa
che punge il passo lento di bolero
con l'amazzone straniera
stringere per finta
un'estranea cavaliera
è il rito di ogni sera
perso al caldo del pois di san soucì

Che cos'è l'amor
è la Ramona che entra in campo
e come una vaiassa a colpo grosso
te la muove e te la squassa
ha i tacchi alti e il culo basso
la panza nuda e si dimena
scuote la testa da invasata
col consesso
dell'amica sua fidata

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
son monarca e son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey

Che cos'è l'amor
è un indirizzo sul comò
di un posto d'oltremare
che è lontano
solo prima d'arrivare
partita sei partita
e mi trovo ricacciato
mio malgrado
nel girone antico
qui dannato
tra gli inferi dei bar

Che cos'è l'amor
è quello che rimane
da spartirsi e litigarsi nel setaccio
della penultima ora
qualche Estèr da Ravarino
mi permetto di salvare
al suo destino
dalla roulotte ghiacciata
degli immigrati accesi
della banda san soucì

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
Son monarca son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi dell'arco di San Rocco
Son monarca son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey

7:40 PM

 
Blogger pollockmusic said...

io non ho un approccio intellettuale né semantico. molta gente però va a capo ogni cinque parole e non credo questo renda il suo scritto poesia. nel commento precedente al mio ad esempio, il signor capossela, ci dimostra come una serie di parole messe a casa portino un risulato del cavolo. nel tuo post, invece, betta, metti un grande rappresentante della poesia contemporanea. ad ogni modo io mi chiedo cosa mi vuol dire il poeta perchè spesso, dietro due o tre parole apparentemente stupide,c'è un percorso che mi interessa conoscere, e ciò non va ad inficiare il mio godimento di quell'istante, di quel verso, o di quell'immagine che mi viene evocata. il discorso però sarebbe lunghissimo, e non è trattabile così...

12:13 AM

 
Blogger Betta said...

Anch'io mi chiedo cosa voglia dire, ma non è la mia principale preoccupazione.
Spesso le poesie sono espressione di un'intimità tale che sapere di cosa parlano è impossibile, o ingiusto.
Sono il dono di un'emozione, e come tale, a volte, vanno prese.

Certo, se leggo

si sta
come d'autunno
sugli alberi
le foglie

è importante per me sapere a cosa si riferisce, perché dietro c'è un significato legato ad un fatto che non si può e non si deve ignorare, ma molte altre volte non è così.

Comunque sia, come mio solito, alla fine credo che ognuno debba trovare e valorizzare il proprio modo di fruire di certe cose.

Piuttosto, ultimamente sono stata rapita da una scrittrice che non conoscevo, Jeanette Winterson, inglese, lesbica, meravigliosa.
Se non l'avete ancora fatto vi consiglio la lettura di "Scritto sul corpo", io ho appena iniziato un altro piccolo suo gioiello "Powerbook", e continua a non deludermi.
Prosa, splendidamente poetica.

3:53 AM

 

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