Benni Pompeo Paz
Stefano Benni legge " Pompeo " di Andrea Pazienza
" Ero un leone ferito che ruggiva nel tuo giardino di tartarino...
Ero un leone finto impagliato nel tuo giardino di celentano...
Ero un eunuco che si faceva seghe immaginarie agitando il braccio nel vuoto. "
" Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare
una intera via crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo,
e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su
un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore..."
5 Comments:
la seconda frase è una frase che mi è sempre piaciuta un sacco...ma molto mì
7:31 AM
Si anche a me...ma anche la prima è molto bella, in particolare l'immagine dell'eunuco, spiccante nel vuoto, metafora dell'impossibile e del dolore a esso connesso...
Pompeo è una delle cose più poetiche che abbia mai letto, e l'ho letto giusto qualche decina di volte, il vero testamento di Paz e la sua più intima essenza...
aZ
7:41 AM
pure io,però sinceramente ora come ora mi fa venire troppa tristezza e non lo riuscirei a leggere.
8:07 AM
Beh è una storia triste infatti...tanto più se si considera l'epilogo della vita di Pazienza.
aZ
9:27 AM
La seconda frase è una di quelle che ti mostrano tipo le cose che non vuoi vedere, a forza e per caso. Figata.
9:14 AM
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